In un luminoso pomeriggio abbiamo incontrato Valentina, la proprietaria insieme a Maurizio di Romeow, ristorante completamente vegano in zona Ostiense, sorseggiando un ottimo estratto e attorniati dagli stupendi gatti del locale.
Ci racconti la storia di Romeow e come si intreccia con la tua storia personale?
Io e il mio socio Maurizio abbiamo aperto Romeow due anni e mezzo fa. Lavoravamo entrambi, io all’AMA e lui alle Poste; siamo vegani da tanti anni, io da nove e lui da cinque. A un certo punto abbiamo deciso di fare qualcosa per noi, abbiamo pensato di aprire qualcosa che ci appassionasse, che ci assomigliasse.
Abitavamo sopra l’attuale locale che nel frattempo si era liberato; si chiamava Trattoria da Romeo ed era un ristorante di pesce, e quindi nel dicembre 2014 abbiamo creato questo luogo con la voglia di far conoscere la cucina vegana a Roma: qualcosa che non sia il panino con il tofu o con il seitan.
Io stessa quando ho deciso di essere vegana andavo nei pub dove comunque non ci potevi portare i genitori non potendo proporgli un panino. C’era il Margutta, ma era molto più vegetariano che vegano. C’era poca scelta effettivamente, quindi è stato un modo per far conoscere quanto è buona la cucina vegana e cosa c’è dietro la scelta consapevole di mangiare in questo modo.
I gatti sono stati una maniera gentile per avvicinare le persone. Chi viene qui non viene esclusivamente per i gatti – perché dopo due anni e mezzo tanti vengono perché si mangia bene – però ciò che ti fa arrivare da Romeow è la particolarità di un ristorante con i gatti che ha avuto un grande successo proprio perché è diverso da tutto.
Chi non sarebbe mai entrato in un ristorante vegano in questa maniera ha invece trovato un motivo, nonostante le diffidenze, per provare. Tutte le sere i clienti mi dicono di essersi ricreduti, che pensavano che i vegani mangiassero solo insalata e fagioli, ovvero i classici pregiudizi che molti hanno.
Quindi è stato per questo motivo che abbiamo aperto il locale con i gatti: non è stato l’amore per i gatti, non siamo due gattari e non siamo appassionati solo di gatti. Siamo appassionati di animali: io non mi definisco una gattara ma un’animalista.
Qualche cliente a volte mi dice “io sono gattara come te” ma io rispondo di non essere una gattara ma una persona che ama gli animali; e lì c’è lo scambio buono che arriva quando il cliente capisce che gli animali non sono solo i gatti.
Piantando un semino qua e uno là, credo che in questi due anni e mezzo qualcuno abbia cambiato idea, abbia almeno provato a diminuire la carne, a toglierla dalla sua alimentazione. Almeno credo che sia servito a far capire che non siamo tutti estremisti e che dietro tale scelta non c’è un folle squilibrato ma c’è una persona che eticamente, seriamente, è intenzionata a cambiare qualcosa.
Quindi Romeow serve a sfatare i pregiudizi sull’alimentazione vegana: forse ora succede un po’ meno, ma io quando andavo a cena fuori mi sentivo chiedere cosa mai mi potessi mangiare come vegana: in realtà posso mangiarmi un’infinità di cose!
La maggior parte della clientela è onnivora, i vegani sono veramente pochi, e i complimenti più belli arrivano proprio dalle persone onnivore: persone grandi, adulte ed anziane, che sono sorprese soprattutto dai dolci che sono così buoni senza alcun ingrediente di origine animale.
Tantissime persone tornano, abbiamo una clientela affezionata, che ci segue negli anni e torna ad ogni cambio menù. Forse non tutti hanno fatto la scelta di cambiare la propria alimentazione ma si concedono volentieri una cena da noi perché apprezzano il nostro cibo.
Cambiamo menù con la stagionalità degli ingredienti, che sono tutti biologici.
Siamo molto attenti alla provenienza delle materie prime, anche per i prodotti esotici li compriamo equo-solidali. Ad esempio ora stiamo cambiando caffè perché abbiamo scoperto che la casa da cui ci fornivamo produce anche un caffè che sfrutta gli animali.
Ecco perché i prezzi sono alti, perché usando ingredienti certificati è ovvio che le materie prime non sono da supermercato, quello che noi compriamo arriva da produttori attentamente selezionati.
Autoproduciamo il tofu, il seitan, le ricotte di mandorle, i latti vegetali per la pasticceria, la mozzarella di soia.
In realtà non amo chiamare le nostre proposte con i nomi degli alimenti animali, quindi cerchiamo sempre di trovare nomi alternativi e creativi: sia per evitare che il cliente si aspetti il sapore del corrispettivo animale, sia per evitare la critica di chi dice che non è giusto usare il nome dell’alimento originale se in realtà la ricetta è diversa.
Per scelta non veganizziamo i piatti della tradizione, anche se a me piacciono i ristoranti come Rifugio Romano che fa questo, ad esempio con la loro buonissima amatriciana vegana. Ma noi abbiamo scelto di fare una cucina differente, per far vedere quanta varietà di piatti ci sia senza copiare quelli classici. Anche per evitare quelle inutile e sterili polemiche sulla convenienza di veganizzare i piatti tradizionali.
Da Romeow vengono persone da tutto il mondo, ci trovano su HappyCow o ci cercano su google, vedono che ci sono i gatti e impazziscono! Molti sono vegani ma vengono soprattutto per i gatti. Se non ci fossero stati loro, i gatti, quello che abbiamo fatto in due anni e mezzo l’avremmo fatto in cinque.
I gatti di Romeow vengono da un gattile di Montelibretti che si chiama Luna di Formaggio. Sono sei, tre maschi e tre femmine, tutti di 3 anni e mezzo, e sono i padroni del locale.
Ho ricevuto alcune critiche da chi ci accusa di aver usato i gatti per fare un business; ma questi sono i miei gatti, li ho scelti, li curo come se fossero dei miei figli, io credo che sia un valore aggiunto per Romeow!
I gatti sono molto rispettati: niente foto col flash, non si prendono in braccio, se dormono non vanno disturbati. E’ difficile da spiegare ai clienti ed è forse la parte più faticosa del lavoro, ma è molto educativo per insegnare che i gatti non sono oggetti.
Ci sono state anche scritte fuori dal locale su questo aspetto, polemiche su facebook: io penso che se venissero a parlare con me si renderebbero conto che dietro c’è tanto altro.
Personalmente credo di aver raggiunto i miei obiettivi di avvicinare le persone all’alimentazione vegana e di fargli cambiare idea su vari aspetti del veganesimo.
Per me i gatti sono anche la bellezza di venire a lavorare tutto i giorni: la ristorazione è un lavoro faticoso, ma quando li vedo e li ho attorno è bellissimo, mi allietano molto. Ovviamente la cosa più importante sono loro.
Come sta andando l’attività?
Bene! Lavoriamo tanto, su prenotazione. Consigliamo sempre di prenotare con anticipo, ma a volte si disdice un tavolo quindi io suggerisco sempre di provare!
Cosa avete in mente per il futuro?
Ci stanno chiedendo in tanti il franchising, quindi di poter aprire questo posto o a Roma Nord, o a Milano, o a Firenze.
Stiamo valutando se aprire un’altra realtà come questa, magari su Roma, perché non si tratta solo di aprire un ristorante, ma di aprire un ristorante con i gatti.
Qui a Romeow c’è Maurizio che si occupa di loro, in un altro posto non potrei essere sicura di come i gatti possano essere trattati. Non basta dar loro da mangiare e pulire la sabbia, sono creature che vanno ascoltate. Maurizio studia etologia e li guarda, li ascolta e sa gestire i loro problemi. Io non lo saprei fare, sono più coccolona!
Quindi è difficile pensare di dare in mano ad un altro il progetto Romeow, anche se fosse una persona vegana che cucina bene… magari i gatti potrebbero soffrire.
Abbiamo anche un altro progetto di ristorazione ma per ora preferisco non parlarne pubblicamente per scaramanzia.
Certo ci vogliono molte energie per i nuovi progetti, siamo già distrutti!
Cosa ne pensi del movimento vegano a Roma e cosa vedi nel suo futuro?
Stiamo andando verso una proposta enorme in questa città, ovunque stanno aprendo degli ottimi punti vegani.
Quando ho iniziato io non c’era niente, noi vegani quando uscivamo potevamo mangiare solo cicoria, insalata e penne all’arrabbiata. Oggi finalmente si può andare a cena in posti belli, dove puoi portare anche chi non è vegano.
Io credo che il futuro sia vegan, sennò non c’è futuro. Per chi come noi ha fatto questa scelta importante e vuole mettersi in proprio, oggi è il momento di farsi sentire.
Ci sono anche tante persone che investono sul vegano e poi non sono vegane, la paura è quella: chi ha aperto solamente perché il vegano va di moda allora rimarrà una moda. Se non ci si crede, se non sei vegano, come puoi far arrivare il messaggio, come puoi far capire una cucina così complessa?
Non ce lo vedo un ristorante vegano di una persona che mangia carne: cosa gli racconti al cliente, perché sta mangiando vegano, che c’è dietro?
Credo che stia nell’onesta delle persone proporsi come qualcuno che crede in quello che sta facendo. Penso che la moda del vegano se è solo moda finirebbe presto, chi volesse agire così chiuderebbe in pochi mesi.
Mi auguro che in futuro sia normale scegliere di andare a mangiare in un ristorante vegano. In effetti non amo l’etichetta “vegano”, preferisco chiamarlo ristorante naturale.
In generale non amo definirmi vegana, non amo le etichettature. Qualche mese fa è venuta ad intervistarci un programma di un’importante televisione nazionale e l’intervista era un insieme di pregiudizi, solamente per deriderci.
Nel futuro di Romeow speriamo di scrollarci di dosso questa etichetta di ristorante dei gatti così da riuscire a spostate l’attenzione anche sugli altri animali!
A tal proposito già ospitiamo iniziative benefiche di Progetto Quasi, o degli Orsi della Luna, così da poter parlare dei tanti altri animali.
Romeow si trova sulla mappa di Vegan Quo Vadis? Roma in via Francesco Negri 15, nel quartiere Ostiense. E’ aperto dal mercoledì alla domenica dalle 11 alle 23,30. http://www.romeowcatbistrot.com/ info@romeowcatbistrot.com https://www.facebook.com/romeowcatbistrot Tel. 06 5728 9203 Sconto del 10% se andate in bicicletta!